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Domenica 28 dicembre 2025, prima domenica di Natale

pastore Emanuele Fiume Luca 2,15-20

Quando gli angeli se ne furono andati verso il cielo, i pastori dicevano tra di loro: «Andiamo fino a Betlemme e vediamo ciò che è avvenuto, e che il Signore ci ha fatto sapere». Andarono in fretta, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia; e, vedutolo, divulgarono quello che era stato loro detto di quel bambino. E tutti quelli che li udirono si meravigliarono delle cose dette loro dai pastori. Maria serbava in sé tutte queste cose, meditandole in cuor suo. E i pastori tornarono indietro, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato loro annunciato.



Di chi è la festa di Natale? Chi ha veramente diritto di festeggiare per Natale? Ci sono persone che non credono, ma che hanno festeggiato il natale di Babbo Natale. Ci sono presunti credenti, che in realtà sono soltanto dei superstiziosi. Ci sono persone che credono di credere. Altri che credono soltanto nella misura in cui la religione è strumentale alla difesa delle tradizioni e dell’identità. Altri che si definiscono “credenti non praticanti” cioè credenti in teoria (perché se manca la pratica, resta solo la teoria). Poi ci sono i credenti duri e puri che disprezzano tutte le categorie precedenti e che credono di essere gli unici in diritto a festeggiare. Ma vediamo chi ha festeggiato, e come, il primo Natale, la nascita di Gesù. L’evangelista Luca ci informa che gli angeli sono partiti. E Quindi chi c’è accanto a Gesù? Vicinissimi sono i genitori, Maria e Giuseppe. Poi i pastori, che hanno udito gli angeli e visto Gesù. Infine, quelli che avevano sentito il racconto dei pastori ed erano pieni di meraviglia.

In quel momento le meraviglie della nascita di Gesù sono conosciute da tutti. Dai suoi genitori, da chi l’ha visto e da chi ne ha soltanto sentito parlare. E tutti, proprio tutti sono invitati allo stupore e alla gioia. Questo è il tuo vero Natale: il passaparola di una meraviglia. Se ti meravigli, sei invitato, chiunque tu sia.

Cominciamo dai vicinissimi: Maria e Giuseppe. Di Giuseppe non è detto molto. Mentre Maria serbava in sé tutte queste cose, meditandole in cuor suo. Nei primi capitoli del Vangelo di Luca, Maria è una credente, che riconosce l’azione di salvezza di Dio nella sua vita. Maria meditava. C’è una antica raffigurazione di Maria che legge la Bibbia mentre Giuseppe si prende cura del bambino. L’ebraico non direbbe “meditare”, ma direbbe “ruminare”. L’ebreo credente “ruminava” la Scrittura, si faceva venire in mente le parti della Bibbia, ci rifletteva su, le collegava, interpretava le situazioni mediante la Scrittura. Maria questa volta non rumina la Scrittura, ma l’adempimento della promessa della Scrittura. Rumina sul grande Sì di Dio alle sue stesse promesse, rumina su quello che è successo, sul Figlio di Dio che lei aveva partorito, sul canto degli angeli e sull’adorazione dei pastori. Per Maria il respiro di Gesù è entrato nella sua vita quotidiana. Il compimento delle promesse della Bibbia era lì, davanti a lei, partorito da lei, in braccio a lei. Non se lo poteva dimenticare. Viveva nello spazio e nella dimensione della salvezza e del Salvatore.

Poi ci sono i pastori, che ascoltano gli angeli e che vedono Gesù. Israele aveva un’economia di piccoli agricoltori, perciò i pastori seminomadi non erano ben visti, come non erano benvisti i mercanti nel Medioevo e come oggi non sono ben visti i nomadi. Le greggi rovinavano i terreni coltivati, quindi i pastori erano quelli che sopravvivevano danneggiando i coltivatori. Tu coltivi il tuo campo, ti passa un gregge di ottanta capre, il pastore fa finta di fermarle, ma fa solo finta, ti hanno distrutto il campo. Poi puoi essere rimborsato, ma per il contadino non è gradevole averci a che fare. Ma sono loro i primi messaggeri umani del Natale di Gesù. Hanno ascoltato le parole degli angeli “Non temete. Oggi, nella città di Davide, è nato un Salvatore che è Cristo, il Signore”. Poi hanno visto con i loro occhi il Salvatore del mondo. Sanno che Gesù c’è e sanno chi è. E questo basta per renderli annunciatori. I meno graditi dalla popolazione diventano gli annunciatori di Cristo, e hanno solo ascoltato il messaggio degli angeli e visto il bambino. Noi, che siamo o potremmo essere ben istruiti sulle cose di Dio, abbiamo tanta timidezza e tante riserve a parlarne. Loro raccontano tutto con gioia. I pastori non sono i vicini abituali e stabili di Gesù, ma hanno visto e sentito, e questo è sufficiente. Ascoltano, vedono e annunciano. Restano pastori, cioè dei poco di buono. Ma glorificano e lodano Dio. Non vanno a fare i frati nel deserto. Glorificano, lodano e pregano nella loro condizione. Non cambiano mestiere, ma vanno verso le case e non verso i campi, non portano danno ma un Vangelo meraviglioso, non diventano un’altra cosa, ma così come sono cambiano direzione e prospettiva di vita. Che è una cosa molto più difficile e molto più bella.

Infine gli altri, quelli che ascoltavano il racconto dei pastori ed erano meravigliati. Ma questa meraviglia non viene approfondita. E questi sono gli antenati spirituali dei tanti, anzi dei tantissimi che oggi si commuovono per il racconto del Natale, che fanno festa, che a Natale vanno in chiesa, ma finisce tutto lì. A questo punto voi vi aspettate la consueta critica, la periodica bacchettata contro i tiepidi, contro i frequentatori “natalini”, o contro i “cristiani della domenica” e invece no, perché il Vangelo non è moralista e non è settario! Anche per loro, anche per chi va in chiesa a Natale e solo a Natale c’è una bella, vera, robusta gioia da condividere. Certo, chi viene solo alle grandi feste rischia di fare la parte di un invitato a un grande banchetto che, per timidezza, per diffidenza, per paura, o perché non è abituato all’ambiente, mangia soltanto una tartina o un’oliva. Anche in questo caso c’è gioia, c’è annuncio di salvezza e di festa nel Salvatore che nasce nella città di Davide. Certamente, che cos’è una tartina davanti a un intero banchetto? Non è molto, ma - diciamolo - non è neanche niente. Quelli che hanno ascoltato da lontano sono chiamati con amore ad ascoltare di più e ad ascoltare più in profondità, a venire a vedere, ad avvicinarsi a Gesù e a parlare di lui. Un pensiero a Gesù una volta all’anno non dev’essere causa di un rimprovero, ma di un invito. Venite e vedrete. Vedrete il Salvatore. Il Salvatore del mondo e il vostro Salvatore.

Oggi noi abbiamo ascoltato con gioia il Vangelo dei primi effetti del Natale. Siamo parte del passaparola della meraviglia di Dio. Nella nascita di Gesù è rivelata la giustizia di Dio, è rivelata la misericordia di Dio, è rivelato Dio stesso. Perciò siamo tutti invitati a conoscere Gesù e a fare festa. Ma questa gioia, che è la gioia della fede, può avere un’intensità e una durata diversa. La gioia di quelli che sentono da lontano può durare poco, forse anche un solo giorno. La gioia dei pastori dura un po' di più, perché sono stati vicini a Gesù. La gioia di Maria e di chi è sempre vicino al Salvatore è una gioia che non passa. Che cosa vuole Dio da voi, oggi, qui? Vuole la vostra gioia. Una gioia seria, una gioia irriducibile nonostante la disperazione che ci circonda. Sembra che molte volte abbiamo anche dimenticato la dimensione della gioia in Cristo. La gioia ci sembra una cosa da bambini, e in chiesa bisogna essere sempre seri. Ma io credo che esiste la gioia seria. Non è una contraddizione, ma un ossimoro, come il “piccolo grande uomo”. Gioia seria perché? Perché abbiamo dei motivi molto molto seri per essere nella gioia. I benefici di Gesù, la sua nascita per venire a salvarci, il suo avere un corpo, un tempo, una voce, una mano che tocca, la sua morte che ci dà la vita, il suo risveglio dalla morte per essere il primo che vive in eterno, il primo di tanti, il primo di noi. Gesù Cristo, la novità e l’umanità di Dio, che rende nuovi, che rende umani anche noi. Umani che conoscono Dio e che sono felici in lui, umani che amano i loro più vicini. Questi sono i motivi della nostra gioia seria. E intendiamo viverli tutte le domeniche e tutti i giorni. Voglio che ogni domenica qui sia Natale e Pasqua, e non solo una volta l'anno! Voglio che ogni domenica qui sia il luogo di incontro, di confronto e di comunione con il Cristo nato e risorto, e che tutti noi rinasciamo e risorgiamo in lui. Voglio che questo sia e resti un luogo di ascolto, di gioia, di fraternità autentica. Un luogo dove risuona una parola più intensa e più vera. La parola del Signore, che ci coinvolge ora e sempre nel passaparola della sua meraviglia. Vi auguro di tutto cuore un tempo di Natale ricco.

Ricco di gioia, perché senza gioia non c’è ricchezza, c’è solo spreco. Il Signore ha fatto cose grandi per voi. Siate nella gioia. Siate testardi e irriducibili nella gioia nel Signore, sempre!

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