Giovedì 25 dicembre 2025, festa del Natale del Signore,pastore Emanuele Fiume Luca 2,1-7
In quel tempo uscì un decreto da parte di Cesare Augusto, che ordinava il censimento di tutto l'impero. Questo fu il primo censimento fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi registrare, ciascuno alla sua città.
Dalla Galilea, dalla città di Nazaret, anche Giuseppe salì in Giudea, alla città di Davide chiamata Betlemme, perché era della casa e famiglia di Davide, per farsi registrare con Maria, sua sposa, che era incinta.
Mentre erano là, si compì per lei il tempo del parto; ed ella diede alla luce il suo figlio primogenito, lo fasciò, e lo coricò in una mangiatoia, perché non c'era posto per loro nell'albergo.
Oggi splendono le luci. Le famiglie si ritrovano in una bella situazione, stanno bene insieme e alla fine scartano i regali fatti scambievolmente. C’è memoria, memoria dei nostri cari che non ci sono più a festeggiare con noi, ma non si può dire troppo perché vige l’obbligo dell’allegria, e c’è speranza vedendo i bambini, i più piccoli contenti dei regali ricevuti. Con questo nostro Natale 2025 entra in dialogo il Natale dell’anno… zero? No, l’anno zero non esiste! Allora dell’anno uno? Nemmeno, perché l’inventore di “Avanti Cristo e Dopo Cristo”, il monaco Dionigi il Piccolo, si era sbagliato, e Gesù è nato effettivamente tra il 7 e il 4 avanti Cristo, secondo il suo e nostro computo degli anni. Insomma, il nostro Natale si confronta col vero Natale di Gesù. Sarà un confronto. Non faremo moralismo. Però indicheremo alcune piccole apparenti differenze… e infine la grande differenza, quella che oggi, con tutto quello che c’è da fare, ci ha motivati a venire qui. Oggi splendono le luci per manifestare l’allegria. Oggi parliamo di cose allegre. In quell’anno c’era un censimento. Cioè… venti di guerra. Il censimento precedeva la mobilitazione. Non era statistica, non c’era l’ISTAT, ma era una conta, almeno approssimativa, di uomini validi, di possibili “auxiliarii” le legioni formate da sudditi non di cittadinanza romana. Censimento, perché l’oriente dell’Impero non era ancora tranquillo. La crisi armena avrebbe potuto portare alla guerra contro i Parti. Forse ci sarebbe stata una guerra, per il mantenimento della pax romana: sicurezza della popolazione, difesa del territorio e pagamento delle tasse. In tutto il resto, grande autonomia, sotto il potere di Roma. Questo è il cielo, plumbeo, sopra la nascita di Gesù Cristo. Il censimento portava pensieri di guerra in oriente. E pensieri di sottomissione alla potente Roma, che voleva contare i suoi popoli per pacificare di una pace violenta. Più che all’antico censimento del libro dei Numeri, che è praticamente tutto un censimento, appunto si chiama “Numeri”, fatto per assegnare un posto nella Storia alle tribù e alle famiglie del popolo di Dio, il pensiero corre al censimento del re Davide, il censimento non ordinato da Dio, il censimento che doveva contare le truppe che il re avrebbe potuto mettere in campo. Confidando in sé stesso e nelle sue forze, non in Dio. Gli otto milioni di baionette… ma questa volta a contare erano i funzionari dell’impero più potente e più organizzato dell’antichità, un impero padrone di una macchina da guerra che poteva permettersi di perdere battaglie senza mai perdere una guerra. All’ombra di questa conta che preludeva a una guerra per ottenere una pace violenta, una pace sui sottomessi, Maria e Giuseppe si misero in viaggio perché Giuseppe doveva farsi registrare. Oggi le luci della festa non riescono a dissipare la cappa plumbea della guerra e la minaccia di allargamento del conflitto in Europa. Quindi, questa non è una differenza: il prossimo futuro è oggettivamente preoccupante, oggi come allora. Natale a Forano, in provincia. E Betlemme che cos’era? New York? La parola del profeta Michea: “Ma da te, o Betlemme, Efrata, piccola per essere tra le migliaia di Giuda, da te mi uscirà colui che sarà dominatore in Israele, le cui origini risalgono ai tempi antichi, ai giorni eterni.” (Michea 5,1). Una promessa che sarebbe sembrata ideologica, massimalista e addirittura fiabesca, cioè nel piccolo villaggio del grande re di una volta improvvisamente nasce un altro grande re, che mette tutto a posto… se non fosse in quel tempo, nel tempo in cui la dominazione straniera non solo era oggettivamente irresistibile, ma era ormai il tempo in cui il potere straniero addirittura mostrava i muscoli: “Andate a farvi registrare… che possiamo aver bisogno di voi”. Una speranza diffusa e un’attesa condivisa del Messia avrebbe avuto bisogno di un tempo favorevole, ma “quel tempo” a viste umane era il peggiore dei tempi possibili. L’opera di Dio non si staglia trionfante contro tutto questo, ma lavora sotto e porta a casa il risultato. Perché semplicemente, in quel tempo, l’opera di Dio avviene. Non è la contrapposizione tra due forze e tra due ideologie, tra il primato di Roma e il monarca messianico desiderato dagli ebrei. Semplicemente, nel momento a viste umane meno favorevole, l’opera di Dio si realizza in una nascita del tutto normale, a prescindere dall’indifferenza che il mondo sembra dimostrare all’avvenimento. Gesù nasce, e nessuno se ne accorge. Solo pochissimi, solo alcuni pastori e pochi sapienti, i Magi. Così come a Forano oggi, dove il centro della festa è Babbo Natale e dove una piccola minoranza ringrazierà Dio prima di mettersi a tavola. Allora perché inatteso, oggi perché rimosso, in questo giorno Gesù è marginale anche in provincia, tanto a Forano quanto a Betlemme. Almeno il Natale come festa della famiglia, ci si riunisce, si sta insieme… Maria e Giuseppe sono in mezzo alla strada. Non c’era posto per loro nell’albergo. Su questo sono state ricamate molte pie leggende: la grotta, la povertà, il freddo… ma queste sono tutte sovrapposizioni atte alla miserabile arte di muovere sensi di colpa e far commuovere. Maria e Giuseppe non erano poveri. Erano in viaggio, con lei al nono mese… cioè erano precari, non padroni del tempo e del luogo. E semplicemente, l’albergo era pieno. Semplicemente, non c’è posto. Dopo il parto, a disposizione c’era un luogo dove gli animali mangiavano, paglia per coricarsi e la greppia, accuratamente sistemata, faceva da letto. Una sistemazione di emergenza perché l’albergo era pieno. Il mondo accoglie il Salvatore in modo provvisorio, raccogliticcio, impacciato, precario. “Mettetevi lì intanto…” Questa è l’unica volta nella storia dell’umanità in cui è vera la nota frase: “La situazione non ha capito”. Gesù appena nato e Maria che aveva appena partorito trovano posto in una situazione di fortuna, sull’equivalente dell’epoca del classico divano scomodo dove l’amico ci ha fatto dormire quella volta che abbiamo perso l’ultimo treno. Allora, oggi buon cibo e regali, ma siamo sicuri che al momento clou non saremo mollati sul divano? La sacra famiglia aveva bisogno, urgente, subito… lasciati soli nel paese di Giuseppe, tutti suoi parenti alla lontana. Maria ha le doglie, qualcuno ci aiuti, dove possiamo metterci? Paese piccolo, tutti parenti, tutti “cuggini” di Giuseppe… nella greppia, sul divano scomodo. A far festa sono buoni tutti, ma poi la consistenza della famiglia si vede quando c’è un improvviso e urgente bisogno. E in caso di improvviso e urgente bisogno il quadretto di oggi di festa della famiglia potrebbe tramutarsi in un’immagine assai meno edulcorata e scintillante. Abbiamo visto finora delle inaspettate similitudini: sopra le lucine… nuvole di guerra; la maggior parte delle persone non aspetta Gesù e non si aspetta nulla da lui, e la famiglia va bene, ma se mi chiedono qualcosa all’ultimo momento, io non posso. Andiamo alla grande differenza: il mondo “fa il Natale”… invece “Ella diede alla luce il suo figlio primogenito” e queste poche e secche parole registrano la più grande delle opere di Dio. Qui c’è tutto il Vangelo di Dio, la sua azione di salvezza nella Storia. Il Creatore che si fa creatura, il grande ignorato che è venuto in cerca di ciascun essere umano, l’Altissimo che si rivela in un bassissimo, in un neonato. Dio che promette la giustizia dall’alto, la realizza ad altezza d’uomo, anzi, ad altezza di bambino, all’altezza della sua culla di fortuna. Per cercare Dio non dobbiamo alzare lo sguardo, ma abbassarlo. Carissima, carissimo, questi per te sono giorni impegnativi… hai preparato, hai comperato, hai cucinato, hai sentito e visto tanta gente, e l’ho fatto anch’io. Ma non realizzi tu il Natale, e non lo realizzo io. Dio ha fatto tutto. Dio si è rivelato Padre del Figlio e Figlio del Padre, Dio è venuto a salvarci, Dio ci ha portato la vera pace, la pace con lui, Dio ha reso Betlemme e oggi Forano e tutti i paesi del mondo il centro della sua salvezza, Dio ci ha dato un luogo sicuro in lui, una nuova famiglia in lui, per fare festa con noi e per non lasciarci in mezzo alla strada quando siamo nel bisogno. Dio ha fatto il vero Natale per te, fatto e finito per te. Dio ti ha donato il suo Figlio eterno nato a Betlemme, Dio ti ha donato sé stesso. Questo è il Natale di Betlemme e di Forano per te. Questo è il dono di Dio per te. Questo è il tuo Natale, che Dio ti chiama a festeggiare con tutta la gioia di cui sei capace, tu e i tuoi cari. Questo è il tuo Natale perché è il Natale di Cristo, in cui non devi più fare, perché lui ha fatto tutto per te, e in cui puoi fare tutto, perché ti ha redento e ti ha liberato. Tutto il resto, tutta la festa e tutte le luci di Natale o prendono luce da questo, o sono soltanto apparenza e inconsistenza. |
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