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Domenica 21 dicembre 2025, Quarta di Avvento



II Corinzi 1,18-22, pastore Emanuele Fiume

Or come è vero che Dio è fedele, la parola che vi abbiamo rivolta non è «sì» e «no». Perché il Figlio di Dio, Cristo Gesù, che è stato da noi predicato fra voi, cioè da me, da Silvano e da Timoteo, non è stato «sì» e «no»; ma è sempre stato «sì» in lui. Infatti tutte le promesse di Dio hanno il loro «sì» in lui; perciò pure per mezzo di lui noi pronunciamo l'Amen alla gloria di Dio. Or colui che con voi ci fortifica in Cristo e che ci ha unti, è Dio; egli ci ha pure segnati con il proprio sigillo e ha messo la caparra dello Spirito nei nostri cuori.



La parola che vi abbiamo rivolta non è un «sì e no». Cioè, non è la parola di chi rivendica una scettica equidistanza su tutto, non è la parola di chi usa la parola per nascondersi e non per rivelarsi, non è la parola di chi usa la parola per non prendere posizione. Non sappiamo se l’apostolo Paolo pensava alla famosa risposta che la Sibilla aveva dato a un soldato che doveva andare in guerra: «Ibis redibis non morieris in belloۛ» che, a seconda dove metti la virgola, può voler dire “Andrai, tornerai, non morirai in guerra” oppure “Andrai, non tornerai, morirai in guerra”. Il primo grande testo della Scolastica medievale è intitolato “Sic et Non”, sì e no, di Pietro Abelardo, in cui l’autore si prefigge appunto una posizione neutrale, una posizione equidistante sui problemi che pone. E ancora, la barzelletta di Andreotti che si sposa e alla domanda del prete: “Giulio, vuoi tu prendere la qui presente… come tua legittima moglie?” Andreotti risponde: “Non dico di no”. La parola che L’apostolo Paolo ha predicato ai Corinzi è soltanto “Sì”. Il “Sì” del “Sì” di Dio in Cristo. Questa è la predicazione cristiana: una parola semplice e chiara, un “Sì” del “Sì” di Dio. Non c’è secondo fine, non c’è inganno, non c’è un tentativo di distogliere l’attenzione dall’essenziale. La parola predicata è il “Sì” che proclama il “Sì” di Dio in Cristo, perché tutte le promesse di Dio: la proclamazione della sua opera, la giustizia che salva, la vittoria sulla morte, la chiamata a tutti i popoli ad entrare nel suo unico popolo, tutte le promesse di Dio hanno il loro compimento, hanno il loro “Sì” ultimo, definitivo e pieno nella persona di Gesù Cristo. A questo i corinzi di allora e i foranesi di oggi pronunciano l’”Amen”, che non significa “così sia”, ma “così è per me”, “così mi sia fatto”.

Due “Sì” e un “Amen”. Il “Sì” di Cristo alle promesse di Dio, il “Sì” della proclamazione apostolica di questo Cristo, l’”Amen” della chiesa. “Amen” e non “Sì” perché al Vangelo di Dio non si dice “Sì”. Si dice, come Maria: “Mi sia fatto secondo la sua parola”, così è, così è per me e così sia in me, cioè, in una parola sola, “Amen!”.

L’apostolo Paolo qui non si occupa di massimi sistemi. Qui si parte da un problema concreto di vita della chiesa. L’Apostolo Paolo aveva promesso di passare a Corinto due volte nel suo viaggio missionario in Macedonia: all’andata e al ritorno. Dopo essersi fermato un anno e mezzo a Corinto, fondando la chiesa, Paolo si recò a Efeso e da lì direttamente a Gerusalemme, senza tornare a Corinto. Apriti cielo! Quel Paolo lì, prima ci manda delle letteracce, (la I Corinzi… perché le lettere apostoliche e in generale tutta la Bibbia, se riesci a rompere la stucchevole glassa di zucchero dei versettini da post con micini e cuoricini, ci dà le nespole!) in cui ci accusa di essere disordinati, divisi, litigiosi, faziosi, superbi, immorali e incuranti dei poveri, e poi, dopo aver annunciato la sua visita, nemmeno si presenta? Ma questo Paolo ci ha presi in giro, ci ha raccontato delle balle. Si vergogni! E noi che gli avevamo creduto... Queste sono le accuse che la chiesa di Corinto – che era un ambientino tutt’altro che facile – rivolse all’Apostolo dopo aver saputo che la sua annunciata visita non sarebbe avvenuta. Se Paolo si comporta così, come ci si può fidare del suo insegnamento? Questa era l’accusa che gli proveniva da Corinto e alla quale risponde con queste parole. Cari corinzi, Dio è fedele, l’opera di Gesù Cristo è il Sì forte e chiaro alle promesse di Dio, questo “Sì” in Cristo vi è stato predicato schiettamente, senza se e senza ma, da me, da Silvano e da Timoteo e voi vi siete conformati dicendo «Amen», dicendo: «Questo è vero, e questo avvenga in me!». Ma chi può dire “Amen” alla predicazione di Gesù Cristo? Nessun essere umano naturale nessuno di noi così com’è. L’essere umano naturale, cristiano o non cristiano, in chiesa o fuori dalla chiesa, è sempre contrario al Vangelo di Dio. L’essere umano naturale è sempre alla ricerca della propria gloria e del proprio interesse e non della gloria di Dio e dell’interesse degli altri. Se non fosse così, ripetere in preghiera le parole della dossologia del Padre Nostro, ripetere “A te appartengono il regno, la potenza e la gloria” sarebbe un’operazione inutile. L’essere umano naturale cerca sempre la propria gloria. Tanto più quando ritiene di avere delle qualità spirituali. L’unica azione che può determinare l’accoglimento del Vangelo è la conversione operata dallo Spirito santo, che vince e convince il nostro spirito e sigilla il Vangelo nel nostro cuore. Ma questa è opera divina, e non umana. Tu non ti converti. È Dio Spirito Santo che ti converte. E se i corinzi, con tutti i loro difettacci, hanno detto “Amen!” alla gloria di Dio dopo l’annuncio del Vangelo, questa è la prova che il loro spirito, convertito dallo Spirito di Dio, ha riconosciuto la predicazione dell’Apostolo come autentica e fedele.

Tutte le promesse di Dio hanno il loro Sì nel Cristo che vi abbiamo predicato. Nella predicazione degli Apostoli, poi raccolta negli scritti del Nuovo Testamento, il rapporto tra Gesù Cristo e suo Padre è chiaro, è schietto e non è ambiguo. E la parola che lo proclama è altrettanto chiara e schietta, e viene predicata alla chiesa senza ambiguità. Se poi delle ambiguità ci sono, queste sono nella chiesa, e non nella parola di Dio che le viene predicata. La situazione era questa: a Corinto c’era una chiesa cristiana che rimproverava all’Apostolo di agire con ambiguità, di essere andato direttamente a Gerusalemme per farsi i fatti propri, ma i primi a vivere immersi nelle ambiguità erano proprio i cristiani di Corinto. Paolo è ambiguo, la sua parola è ambigua… solo chi li critica è perfetto. Questo è lo stesso atteggiamento di chi critica e pretende da Dio, dalla chiesa, dai pastori, dalla Tavola valdese, senza comprendere che il problema di fondo è uno solo. Vedete, io sono diventato membro della chiesa evangelica soltanto per un motivo e uno solo. Nella chiesa evangelica si proclama soltanto il Vangelo di Dio, o almeno così statutariamente si dovrebbe fare. Si annuncia forte e chiaro il solo “Sì” di Dio. Tutto il resto, che potrei chiedere, pretendere, criticare in questa chiesa, devo chiedermi se tutto questo non è quello che manca a me per primo. I corinzi criticano Paolo, e sono divisi tra loro, adulteri, litigiosi, orgogliosi, egoisti. Ma pretendono che Paolo mantenga la parola data loro, altrimenti l’avrebbero considerato un bugiardo in tutto quello che ha loro predicato. Secondo questa logica, se il tuo medico si ammala, non è un buon medico. Ma a me non interessa che il mio medico sia più sano di me, mi interessa che sia più informato di me sulla salute. Allo stesso modo non mi interessa che il pastore, che il Consiglio di Chiesa, che la Tavola valdese, che quelli che frequentano siano più santi o più credenti di me, ma mi interessa e mi serve che siano più informati sulla santità e sulla fede. E poi c’è una domanda: tu che critichi gli altri perché non sono come tu vuoi, sei sicuro di non gettare via anche il bambino assieme all’acqua sporca? Che la tua critica alla chiesa “non santa abbastanza” non sia una critica a quella fragilità, a quella provvisorietà e a quell’imperfezione che tu odi, ma che Cristo ha amato? E poi un’altra domanda: sei sicuro di stare chiedendo agli altri quello che tu pretendi senza avere? “La chiesa dovrebbe essere più fervente...” di solito chi fa questa critica tanto fervente non è. Anzi, l’Apostolo poi prosegue – leggete in questi giorni tutta la lettera! – prosegue dicendo che se fosse tornato a Corinto, avrebbe fatto vedere i sorci verdi, ai fratelli di Corinto! Quindi, l’Apostolo ha predicato e ha scritto del Vangelo di Dio, i corinzi si prendano il tempo di riflettere prima di fare i conti con lui. Che se arriva, arriva per fare i conti con loro. Criticare e rifiutare chi non risponde alle tue attese è puerile, è miserabile. L’Apostolo Paolo non viene? Leggi bene quello che ti ha scritto. La chiesa non è fervente come vorresti? Ascolta il Vangelo e scaldala, scaldala col tuo fervore. Forza! E di fronte a queste piccole grandi miserie della chiesa di Corinto ma anche di tante altre nostre chiese, sta la parola limpida, sta la parola che non ha mai imbrogliato nessuno, la parola che annuncia la presenza e la regalità di Gesù Cristo, e che proclama che in lui, in lui soltanto le promesse di Dio, le dichiarazioni di tutta la parola di Dio hanno trovato il loro “Sì”. Gesù Cristo è il “Sì” alla volontà di Dio. Sia fatta la tua volontà… in noi, perché è già fatta pienamente per noi in Cristo. Questo è il Vangelo.

Tutte le promesse di Dio hanno il loro Sì in Cristo. Non tutti i desideri umani, ma tutte le promesse di Dio. La promessa di farci conoscere la sua parola limpida e pura, la promessa di salvarci, la promessa di farci entrare nel suo regno. Sì alle promesse di Dio, e che tu possa dire il tuo Amen, sia fatto in me e per me. Voi avete gustato la bontà del Signore. Dal principio siete stati benedetti, avete ricevuto, avete tutti ricevuto tanto, e ora vi trovate davanti a Gesù Cristo proclamato con chiarezza, con verità, con “Sì” e “Sì”! Davanti a Gesù Cristo, cioè davanti al “Sì” a tutte le promesse di Dio. Sì alla giustizia, Sì alla salvezza, Sì alla gloria, Sì alla riconciliazione, Sì alla comunione, Sì all’eternità, Sì al regno, Sì all’amore per gli esseri umani, Sì alla testimonianza, Sì all’umiliazione di sé stessi e Sì alla gioia eterna in Dio. Sì a una promessa che è più grande del più grande dei nostri desideri. Tutto questo è per noi in Cristo. Non dovete fare nulla per averlo. Puoi dire “Amen”, cioè, tutto questo avviene per certo per me e avvenga in me, lo devi dire con una verità che solo Dio ti può dare, con il sigillo del suo Spirito santo. E lo Spirito santo te lo può far dire in una volta sola o te lo può far dire negli anni, piano piano, un passettino alla volta. Te lo può far capire nei momenti in cui non te l’aspetti. Ma, sta’ sicuro, Dio te lo fa capire con la sua parola. Quindi anche qui, anche oggi, l’hai ascoltato in mezzo a pensieri in libertà, con una precomprensione positiva o negativa, ma hai ascoltato una parola che ti dice che Dio ha promesso e in Cristo ha compiuto, per te, il tuo autentico bene. Sì. Da parte sua, senza se e senza ma. Tra meno di un minuto dirai o sentirai dire “Amen”, perché il sermone sarà finito. Lo prevede la nostra liturgia, come segno di approvazione e di appropriazione del messaggio del Vangelo da parte della chiesa. Adesso però puoi pensare che cosa implica quella parolina “Amen”. Che tutto quello che hai ascoltato, l’opera fedele di Dio, il Sì in Cristo, il sigillo dello Spirito, sono in Cristo e sono per te, sono davvero per te. E comincino e ricomincino ogni giorno ad essere nel tuo cuore. Ultima cosa: “Amen” si dice AMEN bello forte, così “AMEN” e non “Brpdmmm”. Un AMEN chiaro, degno e coraggioso detto dalla chiesa dopo la preghiera, dopo il Credo e dopo la predicazione costa poco e vale tantissimo. Proviamo?

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